Ultra Trail Serra di Celano - parte 2

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Ultra Trail Serra di Celano - parte 2

Ultra Trail Serra di Celano - parte 2

L’avevo studiata sul profilo altimetrico, 400 metri di dislivello in discesa fino a 900 metri in poco più di un chilometro...

11 Giugno 2017 – 8^ Ultra Trail Serra di Celano (AQ)  - seconda parte 

di Marco Mariani

L’avevo studiata sul profilo altimetrico, 400 metri di dislivello in discesa fino a 900 metri in poco più di un chilometro, mi getto dietro Mariano, per fortuna è bosco e non roccia, ma si va per la massima pendenza con improvvisi gomiti a destro o sinistra. In molti punti è terra che scivola verso il basso, mi lascio trasportare, surf da montagna! Mariano sparisce e riappare tra le fronde e io dietro, non voglio perderlo e seguire qualcuno è il modo migliore di affrontare le discese, ma non bisogna lasciarlo andare! Penso a cosa sarebbe stato se fosse piovuto, ma per fortuna è la miglior giornata che potesse capitarci e giù verso le gole.

Arrivano le gole, la montagna si stringe lasciando un tracciato ora di ciotoli ora di grossi massi, si corre, ci si arrampica, si salta, si guada e sembra non finire mai. E’ anche un luogo turistico, non lontano da Celano,  troviamo infatti lungo la via molte persone intente a passeggiare ed arrampicarsi, ma noi via, ci alterniamo a fare l’andatura, se non altro è fresco ed al riparo dal sole.

Ho superato ormai il numero di chilometri fatto fino a quel momento in una gara di trail, e ricominciamo a salire in uno stretto sentiero nel bosco dapprima tra piccoli arbusti e poi tra alberi più alti. Comincio a fare i conti con l’acqua, ne rimane poca, ma il ristoro del 43° non è lontano. Il sentiero si fa sempre più impervio, prendo il comando del plotone e faccio il passo. Si fa sempre più silenzio e diamo fondo alle riserve d’acqua. Nel breve volgere di un chilometro siamo nuovamente a quota 1300 e cominciamo a sentire rumore di bacchette sopra di noi. E’ Angelo Marrone, che raggiungiamo prima della fine della salita dove finalmente spiana, il tratto di piano è come una liberazione, si ricomincia a correre e dopo poco troviamo altri 4 trail runners che sopravanziamo prima di giungere al ristoro.

E’ il 43°, la sosta si fa lunga, si mangia, si beve e si ricaricano le riserve d’acqua, c’è un bel clima di euforia, stanno anche grigliando e spunta fuori anche qualche birra. Sollecito Mariano a ripartire e via, verso l’ultima grande salita!

Sono passate 7 ore e 45, da qui si procede lungo la via romana, un bel sentiero alla base ovest del Monte Etra, corriamo lungo il saliscendi e raggiungiamo nuovamente Angelo che era ripartito poco prima, i piccoli fiori gialli e lilla si fanno sempre più numerosi ed intesi, comincia a fare anche caldo ed al 47° chilometro ecco il punto d’acqua al quale facciamo nuovamente il pieno prima di svoltare a sinistra ed affrontare l’Etra, una piramide stretta di roccia che si staglia sopra di noi per altri 400 metri fino a 1800, anche qui poco più di un chilometro per raggiungere la croce sulla cima.

Mariano sale con il suo passo insieme ad Angelo ed io li precedo di poco, ma poi piano piano sono sempre più distante. I fiori tra le rocce ora sono mossi dal vento è mezzo giorno, il sole è a picco e seguo le bandierine rosse con fiducia lanciando di tanto intanto qualche occhiata a quel panorama mozzafiato. L’ultimo tratto è quasi in cresta, ci sono ancora da salire gli ultimi 150 metri, ma, ormai non è più sentiero ma scalata a 4 mani tra le rocce, sono lucido, nervi saldi, mi fido e vado dove indicato, mi arrampico e da lì a poco scorgo la croce, il volontario del CAI, la fotografa, sono in posa e sorrido, sono passate di poco 9 ore di gara, poco più di 48km e 3800 metri di dislivello.

Proseguo lungo la cresta, e si fa subito difficile, difficili gli appoggi, difficile capire dove proseguire, mai un tratto in piano, sempre pendenze. Attraverso forse il momento più difficile e la discesa sembra non finire mai, Angelo si è riavvicinato, ma giungo finalmente al ristoro del 51° chilometro qualche minuto prima. Qui mi incitano, ormai è fatta, tutta discesa! Un po’ son contento, lunga carrareccia di qualche chilometro in leggera discesa che ci riporta verso Ovindoli dove passammo diverse ore fa, ricomincio a correre. Il passo non è più quello del mattino, per fortuna poi le piante fanno spesso una bella ombra. Comincio a soffrire l’appoggio sui sassi e la mia corsa si fa meno lineare, alla ricerca del tratto più battuto. Di tanto i tanto rallento e cammino in modo da poter bere, per poi riprendere la corsa. Proseguo deciso, Angelo immagino sarà dietro a poca distanza, il pensiero di non farmi raggiungere mi sprona a mantenere un buon ritmo, finché ad Ovindoli lo vedo, dietro di me.

Proseguiamo lungo la ciclabile del mattina, la pinetina e poi la strada, dapprima in piano e poi in salita, corro. Imboccato lo sterrato la salita si fa più pronunciata fino al punto d’acqua del 60° chilometro, una bella fontana dall’acqua fresca alla quale bevo e mi sciacquo la faccia polverosa e mi bagno la testa, mai fatta tanta strada in vita mia.

Malgrado la salita cerco ancora di correre dove posso, rivedo il tratto del mattino ed il ristoro dell’8°, mentre ora dovremmo essere circa al 61° dove mi rassicurano, ormai sei arrivato, tutta discesa lungo la strada! La strada in realtà lasciamo dopo poco, ma la traccia prosegue lungo un prato morbido e non troppo scosceso dove si riesce a lasciar andar le gambe senza timore, meraviglia!

La meraviglia finisce però, scavalcato un ruscello ci si riporta nel bosco a fare giravolte, ma la voglia di arrivare mi porta giù, voglio finire!

Giungo all’ultimo presidio, il punto di pronto soccorso del 65° chilometro ma qui, invece che continuare a scendere, ricominciamo a salire. La salita mi coglie un po’ impreparato, senso dal ristoro un nuovo incitamento, devo aver dietro qualcuno molto vicino, sono stanco, ma, nonostante ciò, cerco di correre al meglio. Ci raccordiamo con il sentiero del mattino, quello dal avevamo poi lanciato la scalata della Serra, passo la cascata e proseguo per saliscendi e a circa 2km dalla fine vengo raggiunto e superato da uno dei 4 che avevo incontrato prima del ristoro del 43°. Mi incita di non mollare e va, e chi molla, da un bel po’ ho anche un fastidio al tendine d’Achille di destra, ma va meglio quando corro e cerco di farlo.

Finalmente si vedono il castello ed il paese e poi l’asfalto, da lontano vedo le segnalazioni ed un addetto che si prodiga a bloccare le auto, la piazza, si svolta di nuovo a destra per imboccare tutto il viale dietro castello, leggera salita, ma sono ormai ai gonfiabili, corro, sento l’annunciare il 63 ed il mio nome, è l’arrivo: 12:18:08 di avventura.

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